Sport

LA CONDUZIONE DEI CLUB SPORTIVI

di VANNI PELUSO CASSESE

Tento di chiarire, in special modo a beneficio di coloro che mi chiedono di approfondire l’argomento su come dovrebbero essere condotte le Società Sportive. Parto dalla frequente constatazione che molte dirigenze credono che il loro compito si esaurisca esclusivamente nella spasmodica ricerca di contributi economici e nell’ansimante caccia alle sponsorizzazioni per, poi, badare a spendere i relativi introiti. Non che i soldi non abbiano primaria importanza nella gestione di un Club. Ma è che i soldi, pur indispensabili, non sono però da soli sufficienti a conseguire i successi sportivi. Ed, allora, ecco illustrati quelli che devono essere gli obiettivi di un’illuminata pianificazione di un qualsiasi Club sportivo che voglia andare oltre un impianto tipicamente dilettantistico, e perciò che voglia darsi un’organizzazione e traguardi, diciamo così, di tipo semiprofessionistico. Il primo impegno deve essere quello di costituire un vertice societario capace di saper indicare il traguardo sportivo immediato e quantomeno quello a medio termine e saperli pianificare. Che sappia afferrare le tematiche che emanano da quel piccolo cosmo che è la vita pulsante di una comunità che presenta un ensemble tanto variegato composto da atleti, giovani e senior, istruttori, allenatori, staff medico, amministratori, cooperatori di logistica a vario titolo. Un vertice, quindi, che sia in grado di operare le scelte risolutive e più appropriate tra le varie opzioni che emergono dalle strategie societarie. In altre parole di un Presidente e di un direttivo capaci di spianare la via al Club con intuizione ed azione. Il passo successivo non può essere che quello di provare a coprire con esperti quei ruoli fondamentali dei vari settori operativi e che costituiscono il nucleo esecutivo del Club. Parlo del responsabile del settore marketing, figura strategica per assicurare la linfa economica necessaria a far quadrare il bilancio societario. Poi di un coordinatore dell’area tecnico-sportiva, esperto nelle dinamiche che sono specifiche e perciò proprie dell’attività svolta dalla Società. Noi ora possiamo essere tifosi del Milan o dell’Inter, del Napoli (quale sono io) o della Juve. Ma tutti dobbiamo riconoscere che quest’ultimo Club è un modello di organizzazione societaria in Italia e in Europa. Ebbene, il suo manager MAROTTA, in una recentissima intervista televisiva, alla domanda di quali fossero le fondamenta su cui deve reggersi una Società Sportiva, così rispondeva: “è presto detto, COMPETENZE, MANAGERIALITA’, SPIRITO D’APPARTENENZA”. Principi che valgono, se pur con le dovute proporzioni, per i Club d’ogni livello. Questo il verbo, se si aspira a conseguire traguardi importanti e assicurare continuità all’attività. Non esistono scorciatoie in grado di garantire percorsi altrettanto idonei, salvo che non si voglia procedere a tentoni, sperperando risorse ed energie e fidando solo sulla buona sorte. E questo, purtroppo, è il comportamento di tantissimi Club. Alcuni esempi per tutti di un opaco governo. Non credere nella necessità d’impostare un verosimile progetto a breve e medio termine. Oppure scegliere un allenatore che con il progetto societario non ha nulla a che vedere. O ancora rivoltare la squadra come un calzino ad inizio di ogni stagione sportiva. Un’ultima riflessione la riservo allo…spirito d’appartenenza. Soffio vitale che deve emanare dai dirigenti, innanzi tutto, ed estendersi a tecnici, giocatori ed a tutto l’entourage. Solo chi non è aduso ad amministrare le vicende sportive, può non comprendere di quale vigorosa spinta motivazionale è capace questo particolare stato d’animo, nella ricerca e nel raggiungimento dei successi nello sport. Successi che non saranno mai la conseguenza di pure equazioni matematiche e sole fredde questioni di budget.

Altri articoli

Pulsante per tornare all'inizio