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UN SACERDOTE RIVOLUZIONARIO SANSEVERESE

Le scolaresche della scuola dell’obbligo che attraversano Piazza della Repubblica per una visita guidata nel centro storico di San Severo sono curiose di conoscere le drammatiche vicende del sacerdote don PAOLO VENUSI. Chi li guida – per prima cosa – li fa sostare sotto il balcone della sua vecchia abitazione settecentesca sita a pochi metri dall’attuale “Bar Biri” ((vedi foto)). Poi fa intervenire il regista-attore FRANCESCO GRAVINO che indossa i paramenti di un prete del ‘700 il quale si sottopone alle seguenti domande da parte degli studenti. “Chi è lei, si presenti: “Sono un prete, mi chiamo PAOLO VENUSI, sono nato a San Severo nel 1787 e sono morto nelle carceri di Lucera nel 1824”. Un sacerdote che muore in un carcere e poi a soli 37 anni, ma come è potuto accadere? “Già, come è potuto accadere…, lo chieda alla polizia borbonica che si è accanita contro di me sino al punto da lasciarmi morire di stenti e di sofferenze dopo una lunga e malcurata tubercolosi contratta dopo anni di confino a Deliceto. Ho pagato a questo modo l’idea di voler lottare per ottenere una Costituzione che garantisse i diritti dei cittadini e limitasse il potere assoluto dei Borboni. Sono grato all’Amministrazione Comunale di San Severo che nel 1965 ha voluto dedicarmi una strada nel centro storico (tra via Polichetti e via Matteo Fraccacreta). Io ho fondato e organizzato, in tutta la Provincia di Foggia, il movimento della CARBONERIA. Mi pare che il numero degli adepti fosse di circa quattromila. San Severo fu la più organizzata sede delle società carbonare, alle sue fila aderirono altri sacerdoti, impiegati, piccoli e medi proprietari terrieri, commercianti, studiosi. Non è possibile quantificare il numero degli adepti (forse mille) poichè la struttura organizzativa si reggeva su uno schema ad ISOLA”. Che significa A ISOLA? Significa che eravamo tanti gruppi sconosciuti l’uno all’altro in modo che nessuno potesse fare i nomi dei compagni qualora fosse stato arrestato e torturato. Vorrei citare alcuni concittadini patrioti come il sacerdote ANTONIO FANTETTI, il frate VINCENZO RICCI e poi VINCENZO CAVALLI, CARMINE RIPOLI, ROCCO, MICHELANGELO, RAFFAELE E GIUSEPPE DEL SORDO, CARLO TONDI, VINCENZO FARALLA, GENNARO LUFINO, GIOVANNI SCHIAVONE, GIOVANNI DE AMBROSIO E COLOMBA GALIANI. Per il gran numero di adepti San Severo divenne una sede strategica, tanto che GUGLIELMO PEPE pensò di fare della nostra città il punto di partenza dei moti del 1820 insieme ai miei amici patrioti MORELLI e SILVATI. Poi tutto finì con una repressione feroce ma il coraggio e, soprattutto, il desiderio di libertà e giustizia furono gli emblemi della nostra vita. Il Risorgimento Italiano è passato anche da San Severo. Con la perfomance ben documentata da parte dell’attore-prete, la ‘microstoria’, la storia locale, ha pari dignità con la storia nazionale e se tanti giovani la studiassero San Severo diventerebbe più attraente”.

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