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UNA ATTENTA RIFLESSIONE SULLA “RIBELLIONE” DI DOMENICA SCORSA

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

In merito ai noti fatti di cui domenica mattina, è doveroso svolgere delle riflessioni che rivestono il carattere di un’analisi critica e ciò al fine di sensibilizzare la cittadinanza tutta rispetto a quello che oramai può essere qualificato come un vero e proprio fenomeno di ribellione privo di qualsiasi ratio e lontano da una ponderata e legittima contestazione. Una questione semplificativa suggerisce di strutturare la disamina su tre aspetti fondamentali (religioso, delinquenziale, prospettiva in termini utilitaristici).

La protesta oggetto della questione prende avvio da un sentimento di tutela del folcloristico binomio “Festa del Soccorso-batterie”. Una tradizione che, se approfondita da un punto di vista storico-cronologico, palesa un evidente carattere accessorio delle c.d. batterie rispetto alla celebrazione e venerazione della Madonna Nera.

Sulla scorta di questo breve ma significativo rilievo, appare aberrante la realtà cui si assiste oggi e che fotografa un totale ribaltamento di quel carattere accessorio di cui in precedenza. Insomma, e per cristallizzare in una formula sintetica, il binomio cui si assiste al momento è quello di “Batterie-Festa del Soccorso” o, più in generale, “Batterie-festa religiosa”. Risulta chiaro, così, come l’aspetto laico-pagano sia il vero oggetto di celebrazione e come, in mancanza di esso, ogni azione (anche il blocco della processione) debba essere “legittimata”. Lungi dal creare equivoci, si ha cura di precisare che, con questa considerazione di carattere oggettivo, non si vuole indicare l’eretica via della totale abolizione delle batterie ma solo suggerire delle riflessioni sul tema. Riflessioni che, però, non possono prescindere dal notevole peso economico-turistico rivestito dall’aspetto laico della Festa. È, infatti, un dato di comune dominio la folla di turisti che nel mese di maggio accorre da tutto il mondo rimpinguando le casse comunali, quelle degli alberghi e concorrendo a far respirare un’aria di comune felicità.

Ecco allora che, in una prospettiva di equilibrato bilanciamento tra l’aspetto meramente religioso e quello laico, non appare irragionevole la proposta avanzata da molti concittadini secondo cui il binomio andrebbe concretizzato solo ed esclusivamente in occasione della Festa Patronale.

Trattando del secondo aspetto, risulta utile partire dall’analisi dei soggetti che hanno posto in essere la protesta.È, infatti, di intuitiva evidenza che dei soggetti infraquattordicenni non siano in grado di organizzarsi secondo il modus operandi cui tutti hanno assistito. Ancor di più risulta fuorviante l’idea che un dodicenne possa trasportare un bidone al fine di formare una barricata, salirvi sopra e protestare senza avere un minimo di timore che qualcosa possa accadergli. È lecito, quindi, avanzare dei dubbi in merito alla vera identità degli organizzatori, soprattutto se si considera la motivazione facilmente intuibile da chiunque si sia formato al tempio della logica. Soluzione di tal fatta ci impone di vestire, per un attimo, i panni dei piccoli ribelli. Dal loro punto di vista non appare, infatti, improbabile l’idea che guardandosi allo specchio abbiano visto la loro immagine elevata a quella di un professionista ingaggiato per condurre una guerra volta alla tutela di “nobili” valori/fini. Obiettivo che ha assunto una maggior carica di “nobiltà” quando, in seguito alla deviazione del percorso processionale (interpretato come “deviazione perché, avendo torto, si sono arresi”), è divenuto sinonimo di fatto del quale vantarsi tra i banchi di scuola e non solo, quasi si trattasse di gesta eroiche.

Sono accadimenti come questi che creano la tendenza a delinquere fin da piccoli, l’idea di essere “potenti”, immuni da qualunque conseguenza. L’associazione del termine “delinquente” con quello di “potente” altro non fa che elevare la delinquenza a meta da perseguire ad ogni costo.

La prevenzione deve partire da simili ed insospettabili situazioni, oppure la città di San Severo continuerà ad essere spettatrice passiva di un continuo attentato alla reputazione dei suoi cittadini tutti.

A conclusione di questa esposizione, risulta doveroso prospettare una soluzione concreta. Come da molti acutamente osservato, res sic stantibus, occorre convocare al più presto un tavolo di concertazione tra le diverse parti al fine di raggiungere un accordo che possa bilanciare l’interesse a far rispettare la legge con quello di tutelare una tradizione ormai consolidata. In una prospettiva utilitaristica, si potrebbe adottare una linea consistente nello sparo delle c.d. batterie limitatamente alla sola Festa Patronale e ciò al fine di rendere più agevole la richiesta a derogare la legge in materia, salvaguardare gli interessi turistico-economici (interessi che non si hanno per le feste minori) e conservare la tradizione che tanto ha reso in termini di popolarità nazionale e non solo. Ad majora!

Luigi Pistillo

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