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UNO STORICO SACERDOTE SANSEVERESE

Propongo oggi una <<telefonata impossibile>> ad un prete ribelle: DON PAOLO VENUSI da San Severo.
D. — Pronto, pronto…don PAOLO, parlo con don PAOLO VENUSI?
R. — Chi mi cerca a quest’ora? Adesso sono impegnato a confessare i miei adepti carbonari…
D. — Don PAOLO la trattengo qualche minuto, solo per dirle che in piazza della Repubblica, proprio sotto la sua abitazione, ci sono delle scolaresche che vorrebbero conoscerla. Farle qualche domanda. Sapere come mai un sacerdote come lei sia stato il capo della Carboneria della Capitanata, un prete ribelle.
R. — Ah, si? E da quando i miei concittadini si interessano alla storia della mia vita. Mi avete ignorato per tanto tempo, non sapevate nemmeno della mia esistenza, nessuno mi ha mai citato nello studio della storia del Risorgimento, nelle scuole della mia San Severo non sanno nulla di me.
D. — Don PAOLO, lei ha ragione ma vorrei informarla che…negli ultimi anni si è molto parlato di lei, si è molto parlato anche in diverse animazioni teatrali nei vicoli del centro storico. Sapesse quante persone hanno saputo della sua strenua battaglia per ottenere una Costituzione che garantisse i diritti dei cittadini e limitasse il potere assoluto dei Borboni.
R. — Davvero? Davvero ci sono scolaresche che studiano la Carboneria sanseverese, cioè praticano la storia locale, la microstoria? Davvero la mia vicenda è stata raccontata nei vicoli del centro storico con degli attori?
D. – Certamente…e così hanno appreso che lei è un vero leader, un capo che ha fondato e organizzato, in tutta la Provincia di Foggia il più potente movimento della Carboneria, una setta segreta impenetrabile. Sanno persino il numero dei suoi seguaci presenti nella Capitanata, mi pare fossero circa quattromila. Vero?
R. — Vero…e aggiungo che la mia San Severo fu la più organizzata sede delle società carbonare con circa mille adesioni.
D. — Mi permetta don PAOLO, ma è vero che lei aveva compagni di battaglia come MORELLI, SILVATI e il generale GUGLIELMO PEPE?
R. – Certamente, e con loro preparavamo una grande insurrezione per costringere il Re di Napoli a concedere LA COSTITUZIONE, ma quello spergiuro prima ci disse che l’avrebbe concessa e poi negò tutto ordinando al suo potente esercito di soldati e alla sua polizia di soffocare la nostra azione nel sangue. Tutto finì con una repressione feroce ma il coraggio e, soprattutto, il desiderio di libertà e giustizia furono gli ideali della nostra vita. Il Risorgimento Italiano è passato anche di qui, anche da San Severo. Sono grato all’Amministrazione Comunale di San Severo che nel 1965 ha voluto dedicarmi una strada nel centro storico (tra via Polichetti e via Matteo Fraccacreta).
D. — Don PAOLO, l’ha meritata ampiamente quella targa, quella strada. L’ha meritata per il suo coraggio soprattutto perché di lei si disse che aveva scoperto che alcune cariche religiose del tempo non facevano un uso pulito dei soldi della Chiesa. E’ vero?
R. — Purtroppo sì, è vero…Ho avuto le prove sicure che certe tonache avevano organizzato un sistema che con la vostra lingua si può definire: offertopoli, come tangentopoli e parentopoli. Da noi hanno rubato tutte le copiose offerte in denaro dei fedeli. Mi hanno perseguitato e incarcerato anche per questo.
D. — Lei, nella sua modestia e pudore non ha voluto dirci che ha trascorso i suoi ultimi anni nelle carceri di Lucera dove è morto all’età di 37 anni. Don Paolo, sappia che tanti alunni, adesso conoscono il suo sacrificio e sono orgogliosi del Risorgimento sanseverese.
R. — Mi saluti questi ragazzi presenti in piazza e quelli che vengono in visita guidata sotto la mia casa. Dica loro che nel 1860 San Severo, con i suoi giovani, fu la prima città della Capitanata a issare il tricolore sul tetto del Municipio. Prego per i giovani e i ragazzi sanseveresi di oggi, perché possano avere la possibilità di migliorare il loro futuro e avere un ideale da raggiungere.

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