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Veleggia il genere fantasy nel il libro di Luca Mastropasqua: “Il burattinaio di Vengen”. Presentato a DivinArte, a San Severo.

È stato presentato nei suggestivi e storici locali in cui ha la sede DivinArte, in via Belmonte 85 a San Severo, il libro di Luca Mastropasqua: “Il burattinaio di Vengen”, in cui emerge in modo inequivocabile la riuscita di un fantasy che non appassionerà solo i piccoli e i grandi, di questo genere che riempie gli scaffali delle librerie. “Il burattinaio di Vengen” fa parte de “La saga di Llyr il Drago azzurro”, ed è un’opera bene struttura in ogno componente delle storie fantasy, in cui c’è la narrazione, la magia, l’avventura, magia, i luoghi fantastici, con i personaggi dai nomi originali e tipici del genere, che restano unici ma ben individuati all’interno del panorama in si svolge la storia che ha richiesto oltre 300 pagine. I tratti tipici del fantasy usati dall’autore, con i toni del chiaroscuro, del vedo-non vedo del mistero, gli oggetti che prendendo vita, uccidono e seminano panico, in un turbinio di poteri e tormenti che intrecciano le vite di maghi, elfi, nani e creature della notte, in cui i protagonisti sono chiamati a svolgere le indagini per scoprire chi osa terrorizzare e uccidere nella pace di un luogo considerato sicuro: Vengen, la celebre “città dai mille vicoli” ai confini con la grande foresta di Elva, è un fiorente nodo commerciale e crocevia per maghi e avventurieri. Ma la sua tranquillità è sconvolta da terribili eventi: aggirandosi per le strade della città nelle notti di novilunio, un misterioso mago sparge il sangue di cittadini innocenti. L’organizzazione dei maghi, il Circolo degli Elementi, è costretto ad intervenire. Il giovane mago Llyr, noto come il “Drago azzurro”, viene inviato dai quattro Saggi per assicurare il colpevole alla giustizia. Insieme alla sua allieva, la promettente Hela, il potente e tormentato Llyr scopre gli orrori e le ingiustizie che si celano dietro l’apparente vita pacifica di Vengen. Nel tentativo di proteggere la Mezzaluna degli elfi da un oscuro male, i due giovani incantatori impareranno che per essere maghi potenti occorre, per prima cosa, essere persone migliori, in grado di stringere legami sinceri con chi gli è più vicino. Ma il finale de “Il burattinaio di Vengen” racchiude, dopo l’attenta ma fluida lettura, anche tante note morali e attuali. In questa che è la prima missione di Llyr, l’autore, con maestria, lascia la porta socchiusa che, evidentemente, sarà riaperta nel secondo volume della saga. Il romanzo di Luca Mastropasqua è appassionante e si può definire certamente un fantasy poiché abbraccia topos e caratteristiche tipiche del genere. La sua godibilità lo rende, quindi, adatto anche ai lettori meno avvezzi. “Il burattinaio di Vengen”, ingloba caratteristiche proprie di altri generi letterari e cinematografici e diviene così più snello, ritmato, attuale. La facilità con cui si legge non comporta un impoverimento dei contenuti: anzi, il romanzo diventa un modo per trasmettere concetti di elevato valore filosofico e punto di partenza per ripescare scottanti temi di attualità che fanno calare i lettore, ancora più rapidamente, nei personaggi e nelle situazioni; tutto si fa immediatamente comprensibile. La narrazione, usata come tramite per la trasmissione di opinioni e conoscenza. La narrazione, usata come stimolo alle riflessioni più alte senza inutili filtri e complessi giri di parole. “Per contestualizzare e fornire informazioni indispensabili sulle razze, la geografia e la storia della ‘Mezzaluna degli elfi’, l’autore ha utilizzato delle brevi introduzioni ricavate da fonti autorevoli che espongono il tutto con il pragmatico linguaggio del trattato scientifico, della fonte storica o del diario autobiografico”, ha detto Francesco Mirando, docente di Storia, collabora con diverse testate e si occupa principalmente del rapporto tra cultura e nuove tecnologie. Luca Mastropasqua, sanseverese, è docente di filosofia e storia all’Istituto di istruzione secondaria superiore “Fiani-Leccisotti” di Torremaggiore. È un vorace lettore di fantasy dalla prima adolescenza, quando tra gli scaffali della libreria di un centro commerciale nota la copertina di Harry Potter e la pietra filosofale. Divorata la celebre saga della Rowling leggendo anche di notte, l’autore colma la sua sete di elfi e maghi con Tolkien, Le Guin, Paolini, Canavan e tanti altri. Finché quella sete, con la nascita di Alice, è diventata desiderio di leggere a sua figlia storie partorite dalla sua stessa fantasia. Oggi l’autore si dedica alla lettura e alla scrittura dei suoi libri mentre svolge la professione di insegnante di filosofia e storia nei licei, con la ferma convinzione che “Razionalità e fantasia debbano lavorare insieme, affinché le giovani generazioni possano usare la creatività per plasmare un futuro diverso e non una sterile riproposizione del presente”, ha concluso Luca Mastropasqua.

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