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VIVERE SUB TUTELA DEI: L’I.T.E.S. “FRACCACRETA” ALLA MOSTRA SUL GIUDICE LIVATINO.

LA D.S. COLANGELO, “IL GIUDICE BEATO, ESEMPIO UNIVERSALE DI FEDE E CORAGGIO, VISTO DAI PEERS EDUCATORS”

“La pace richiede quattro condizioni essenziali: verità, giustizia, amore e libertà” (Papa Giovanni Paolo II).
Ed il giudice Rosario Livatino, 38 anni ancora da compiere quando venne ammazzato dalla Stidda il 21 settembre 1990 sulla SS 640 Caltanissetta-Agrigento, ha incarnato fedelmente e concretamente tali valori, per cui è stato, poi, dichiarato beato, il 9 maggio 2021.
Per comprendere e per divulgare la testimonianza dell’uomo e del magistrato che ha vissuto l’impegno a camminare sempre “sotto lo sguardo di Dio”, l’I.T.E.S. “A. Fraccacreta” ha partecipato alla mostra organizzata dalla Diocesi di San Severo e svoltasi lo scorso mercoledì 8 febbraio (2023): più precisamente, quattro studentesse, Isabella Mucedola, Miriana di Nunzio, Vittoria Bellotti ed Arianna La Donna, del gruppo della legalità dell’istituto, guidato dalla Dirigente prof.ssa Maria Soccorsa Colangelo, dopo essere state opportunamente preparate dalle docenti Amelia Viglione ed Emilia Falcone, hanno illustrato, utilizzando le metodologie della peer education, gli eventi principali della vita di Rosario Livatino e hanno, altresì, posto interrogativi, fatto emergere dubbi che hanno favorito riflessioni sulla passione civile e sulla fede autentica del giudice, sull’uomo libero da interessi e condizionamenti.
“E’ stata un’opportunità preziosa- ha dichiarato la prof.ssa Emilia Falcone- per conoscere la figura del giovane giudice che, con il monito “Sub Tutela Dei”, ha aperto i ragazzi ad una prospettiva alquanto inedita della vita, fatta di trascendenza, di impegno e di coerenza col sentire più profondo dell’animo umano”.
Essere “Sub tutela Dei” significa, infatti, essere liberi da altre tutele, che non siano quelle di Dio, ed essere liberi dagli interessi di parte: significa, cioè, ascoltare e rispettare Colui che non vedo e che non si fa vedere e che permette di essere persone giuste.
“Questo incontro- ha affermato la studentessa Isabella Mucedola- mi ha segnata profondamente: ho compreso gli ideali del giudice Livatino e credo che siano i più sani che una persona possa avere. Ho provato dispiacere per la sua breve vita e profonda stima per la sua persona lontana da ogni forma di egoismo, al punto di arrivare al sacrificio della stessa vita.”
Gli studenti si sono, dunque, interrogati sui valori da lui incarnati e sul significato del suo sacrificio, apparente “non sense” della vita, da cui sono nati mirabili cambiamenti, miracoli di conversione che hanno colpito nel profondo i giovani allievi.
“Attraverso la mostra, curata in ogni dettaglio- ha aggiunto Miriana di Nunzio- è emerso anche il travaglio vissuto dal giudice nel compito difficilissimo di giudicare e decidere per la vita di un altro uomo ma anche il travaglio molto doloroso di chi persegue, pur consapevole dei rischi personali, la via della Verità e della Giustizia. Appare spiazzante la sua rinuncia alla scorta per non sacrificare altre vite umane”.
Il magistrato Rosario Livatino è stato, quindi, testimone di valori etici sempiterni e non negoziabili, come la difesa della legalità e della libertà, accettando il rischio, come poi purtroppo è stato, di pagare persino con la propria vita.
“Un autentico rappresentante delle istituzioni che è riuscito a incarnare la cultura morale di quell’Italia che non si arrende alle ingiustizie ed alle prevaricazioni e che non cede agli ignavi e a coloro che si adeguano allo status quo con cui, invece, non può esserci alcun contatto o inchino: un gigante della verità, un uomo che ha incarnato il Vangelo delle Beatitudini perché egli aveva fame e sete di giustizia” (Matteo Bassetti).
Grazie alla mostra ed alla fattiva collaborazione dei peers educators, gli studenti del Fraccacreta hanno, dunque, incontrato il giudice ma soprattutto l’uomo che si celava in lui, profondamente rispettoso della vita, di qualunque vita umana, di quella del poliziotto come di quella del reo ed anche per tali ragioni l’effigie del Livatino, quale baluardo di legalità, emerge, ora, anche nelle classi del Fraccacreta.
Immenso il patrimonio morale donato, alle generazioni di tutti i tempi, dal giudice Livatino: in primis, l’invito ad essere innamorati dei valori, per poter avere il coraggio di difenderli, amare il prossimo più di se stesso, non “accomodare” le situazioni, non cercare la propria convenienza, non evitare i problemi per poi lasciarli agli altri.
“Amava Gesù e chi ama Gesù non può amare la corruzione, il clientelismo, il modo mellifluo ed obliquo di mettere davanti i propri interessi: la sua fede nel Signore era un motivo in più per esercitare la difficile giustizia umana, perché la giustizia del Cielo in realtà aiuta ad essere imparziali sulla terra, onesti, senza tornaconto personale perché insegna ad amare” (Matteo Zuppi).
Fondamentale, vitale, pertanto, conoscere l’agire del giudice Livatino per emularne l’esempio e, per essere, come amava egli stesso sottolineare, “credibili”: ciò è possibile quando vi è coerenza tra la parola ed i comportamenti e, dunque, quando si agisce con le giuste scelte e non per le apparenze.
“Ed un uomo credibile aiuta a credere” (Matteo Zuppi).
Profonda soddisfazione sulla riuscita dell’iniziativa è stata espressa anche dalla Dirigente del Fraccacreta, prof.ssa Colangelo: “Fede e coraggio sono e devono essere, sempre, i pilastri del nostro vivere quotidiano onde poter agire con rettitudine ed umanità: il giudice Livatino è tra gli autentici testimoni di tali valori e, perciò, al suo esempio è giusto ispirarsi per fornire, ciascuno, il proprio contributo nell’edificazione di una società giusta”.

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