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A MIO FIGLIO CI PENSO IO

Sono sempre di più le mamma e i papà che decidono di diventare “docenti” dei loro figli e farli restare a casa. Si chiama ISTRUZIONE PARENTALE e consiste nella possibilità di provvedere direttamente all’istruzione dei propri figli, senza fruire del servizio scolastico fornito dalle scuole statali o paritarie o non statali non paritarie. Questa scelta della famiglia è prevista già da tempo dal nostro ordinamento giuridico (Il D.Lvo 16 aprile 1994, n. 297, all’art 111, comma 2) che stabilisce quanto segue: “i genitori dell’obbligato o chi ne fa le veci che intendano provvedere privatamente o direttamente all’istruzione dell’obbligato devono dimostrare di averne la capacità tecnica od economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità”. Si tratta di una scelta alternativa alla scuola nota anche come SCUOLA FAMILIARE oppure con i termini inglesi di “HOMESCHOOLING”. Il fenomeno della homeschooling è diffuso soprattutto all’estero: negli Stati Uniti i ragazzi interessati sono più di 2 milioni, in Inghilterra sono circa 80 mila, 70 mila in Canada, 4 mila in Francia e 2 mila in Spagna. In Italia sono 5.126 i ragazzi che utilizzano questa forma di istruzione (dati ufficiali MIUR), anche se il fenomeno appare in costante aumento. Va sottolineato che, in caso di istruzione parentale, i genitori dell’alunno o coloro che esercitano la responsabilità genitoriale, sono tenuti a presentare annualmente la comunicazione preventiva al Dirigente Scolastico del territorio di residenza. Tali alunni sostengono annualmente l’esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva in qualità di candidati esterni presso una scuola statale o paritaria, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione. Alcune famiglie utilizzano l’istituto dell’istruzione parentale per sopperire alle disfunzioni organizzative della scuola, altre vi fanno ricorso essenzialmente per proporre un progetto educativo alternativo a quello del sistema scolastico storicamente inteso. Gli aspetti negativi della homeschooling sono i seguenti: la coincidenza di ruolo tra genitore e insegnante può essere fonte di criticità nello sviluppo psicofisico del bambino. Nella relazione genitore-figlio, infatti, inevitabilmente assumono una certa prevalenza gli aspetti emotivo-affettivi che, pur presenti nella relazione insegnante-bambino, vengono maggiormente diluiti in vista del raggiungimento di un obiettivo di apprendimento. Tutte le attenzioni vengono rivolte ad un solo soggetto e non ad una classe. In altre parole, vi può essere un eccesso di “codice materno” a scapito di quello “paterno”, con tutte le disfunzioni nello sviluppo che sono state messe in luce dalla letteratura psicopedagogica. La classe rappresenta una sorta di microcosmo sociale all’interno del quale i bambini possono sperimentare e vivere in modo consapevole le regole della convivenza civile. In conclusione, noi pensiamo invece che si cresce e si apprende meglio nel rapporto e nell’incontro con gli altri. E poi, nella vita professionale e lavorativa, occorre fare i conti con una realtà contrassegnata da tante diverse individualità, idee, opinioni, stili. La scuola, sotto questo profilo, è una palestra ineliminabile.

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