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Giovanni Campagna – «BISOGNA DIMOSTRARE DI AVERE A CUORE LE SORTI DELLA CITTA’ QUANDO SI PARLA DI PIETRA»

«Noi di Italia Viva, insieme alla Lista Civica Uniti per Cambiare, abbiamo una prospettiva differente riguardo all’accusa rivolta agli operatori del settore marmifero locale dalla Lista Zuccarino, ed in particolare da alcuni esponenti del PD locale, riguardo al presunto “decadimento” del settore.» il commento di Giovanni Campagna dirigente Italia Viva Apricena.

«Un’accusa che trova eco e presenza nel comunicato espositivo degli interventi che desiderano realizzare nel settore estrattivo locale e nei suoi territori, in occasione di una loro ipotetica, per quanto e per fortuna improbabile, salita al palazzo di città» continua Campagna.

«Nel citato comunicato si avventurano in una sequenza di proposte che per come la vediamo noi, aggraverebbe il settore locale in una ulteriore, quanto inutile, stretta burocratica di stalinista memoria.

Un autogol elettorale in perfetta regola nei confronti di chi investe continuamente nel settore locale. Un autogol che non tiene conto dei meccanismi di funzionamento di una economia di mercato.» – tuona il dott. Campagna.

«Una dichiarazione di intenti che gira intorno alla considerazione, che appartiene alla loro storia, secondo cui la proprietà è dello stato mentre l’iniziativa privata è un furto.

Noi abbiamo una prospettiva differente riguardo al fare impresa, ed attraverso questa prospettiva ci siamo organizzati individuando azioni in grado di tutelare l’economia del settore marmifero locale.

Noi, diversamente dai nostri antagonisti, vogliamo difendere e tutelare il settore marmifero locale e non ingessarlo per farlo poi consumare e scomparire, come vorrebbero fare i sinistri.

Vogliamo, comunque, ricordare a questi signori che, il “decadimento” a cui fanno riferimento esiste da almeno 40 anni – anno più anno meno – e che è iniziato da quando ancora stava la sinistra al Palazzo. Compagine che, da allora, non è mai riuscita a trovare una soluzione. Molto più banalmente, se ne sono sempre disinteressati. Salvo invece attivarsi nelle campagne di rinnovo del contratto di lavoro. Andandosi a posizionare sempre e soltanto nel territorio sindacale dei lavoratori, disinteressandosi di quello degli imprenditori (padroni da combattere e da non difendere).»

Ed anche in questo caso, il comunicato sopra accennato ribadisce e rafforza la sopra citata posizione.

Riportandoci sulla questione dibattuta riferita al “decadimento”, vogliamo rappresentare di seguito la nostra posizione a riguardo, segnalando che si è trattato e si tratta di un “decadimento” dovuto all’esigenza di rinnovamento imposto dal mercato, ora globale.

Ricordiamo ai più attenti, che il giudice supremo di chi fa impresa è il mercato, il solo che determina chi salta e chi resta, il successo o l’insuccesso.

Sfugge, quindi, ai nostri detrattori che gli operatori del settore per tener testa al mercato hanno dovuto ridurre i costi di estrazione, aumentando le quantità estratte.

Per farlo sono stati costretti, pena il fallimento dell’impresa, ad impegnarsi in grossi investimenti riguardo a macchinari e impianti; con conseguenti e considerevoli aumenti dei costi per materiali energetici e di consumo, per spese di manutenzione e di riparazione.

Attualmente, ad appesantire ulteriormente la richiamata condizione si è messa l’attuale congiuntura economica, che non riuscendo più a garantire la stabilità dei prezzi, rispetto ai quali nessun programma di investimento di successo può permettersi di non tenere conto, sta provocando disorientamento tra gli operatori e sta procurando una oramai conclamata carenza di materiali, attrezzature ed impianti, utilizzati ed utilizzabili nei processi produttivi. I ritardi nelle consegne dei citati beni non si contano più e si collegano agli aumenti dei prezzi che si verificano anche in corso di consegna. Molte certezze sono andate a farsi benedire.

Tutti fattori, questi, – conclude Giovanni Campagna – che, soprattutto nel settore estrattivo, si riversano sui costi di estrazione e di trasformazione.

Appare pertanto evidente che, una reiterazione della difesa operata delle aziende del settore, indirizzata unicamente all’aumento delle quantità dei materiali estratti o trasformati, non potrà trovare soluzione se non individuando altri mercati, nuovi clienti e, soprattutto, nuovi prodotti.

Pensare che la politica o la pubblica amministrazione non debba tener conto di questi fattori prima di programmare, in un settore poi quello dell’estrazione e della trasformazione dei prodotti lapidei, strategico e vitale per l’esistenza economica della nostra comunità, significa non avere a cuore “il bene del paese”.

E si rischia di fare solo danni.»

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