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L’OTTOBRE SANSEVERESE DI 80 ANNI FA

Nell’ottobre di 80 anni fa giunsero nella nostra città gli Anglo-Americani e mi sono sempre chiesto come fu percepito questo avvenimento da un ragazzo di allora, come fu vissuta la microstoria di una comunità fatta di soldati anglosassoni e di oltre oceano attraverso la testimonianza di un ragazzo che nel 1943 era per strada con i suoi amici coetanei (nella foto d’epoca, bambini aspettano di ricevere qualcosa da un soldato sul balcone). Ho cercato di documentarmi con la lettura di alcune pagine scritte dal compianto notaio DINO ORSI (raccolti nel suo prezioso libro “C’era una volta…San Severo”). Pagine dalle quali si evince – come lui stesso racconta da adolescente – della presenza di soldati che vennero accolti in città alla stregua dell’arrivo del Settimo Cavalleggeri del generale CUSTER. Racconta il giovanissimo DINO ORSI che nell’ottobre del 1943 gli Anglo-Americani requisirono (per adibirli ad alloggi per ufficiali) dei palazzi di note famiglie della grande borghesia sanseverese quali: MASSELLI, LA MONACA, DI FAZIO, MASCIA, CASILLO, FRACCACRETA, RECCA, TROTTA, DE LUCRETIIS. Le truppe si dislocarono e utilizzarono gli edifici scolastici come la scuola ROSA MALTONI (poi GIOVANNI PASCOLI), l’edificio DE AMICIS, l’ex monastero SAN BENEDETTO, il liceo classico TONDI e i locali della Chiesa del Rosario (poi prima sede della scuola PALMIERI). Furono requisiti gli alberghi di allora come il MODERNO e l’albergo ITALIA per farne dei circoli militari. Furono requisiti inoltre i locali dei cinema: PATRUNO, IDEAL, UMBERTO e KURSAAL. Le sensazioni e i ricordi più intensi di quel ragazzino si riferiscono a delle mattine nelle quali potevano condividere la colazione degli americani fatta da ciambelle fritte e distribuite presso il caffè FORMIGONE, oppure quando rimediavano il latte in polvere, dei biscotti racchiusi in scatole metalliche, lo scatolame contenente carne, fagioli, minestrone di verdure, frutta sciroppata, caffè, cacao e marmellata. Ma l’adolescente DINO ORSI porta involontariamente alla commozione quando racconta che al latte americano in polvere non riuscì mai ad abituarsi perché aveva bevuto spesso il latte acquistato nelle stalle della famiglia CASTELLI residente presso la Chiesa di Santa Lucia. “Lo bevevo senza bollirlo per non alterarne il sapore…” Con questa magnifica e genuina espressione scaturita dalla memoria del compianto notaio sanseverese, si può forse comprendere quanto fosse saporito e apprezzato quel latte nostrano e cosa provava di tanto importante un ragazzino sanseverese in quel lontano e freddo inverno del 1943. Sarebbe interessante conoscere l’opinione di qualche giovane Lettore o Lettrice d’oggi che legge questo aneddoto mentre consuma la prima colazione a base di yogurt e cornetto ai cinque cereali…

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