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“MOSTRO DI FERRO”: a 34 anni dalla sciagura ferroviaria del 3 aprile 1989

La poesia “Mostro di ferro” di Fedora Spinelli rievoca un momento tragico della storia di San Severo, una pagina buia, impressa nella memoria collettiva della nostra città che, purtroppo, costò la vita ad otto persone che trovarono repentinamente la morte senza scampo. Nell’immediatezza della tragedia, avvenuta il 3 aprile 1989 alle ore 16.12, quando il treno navetta regionale 12472 proveniente da Bari, piombò sulla stazione FF.SS. di San Severo, la poetessa e artista sanseverese, Fedora Spinelli, scrisse un componimento poetico di 17 versi, intitolato “Mostro di ferro”. Il titolo della poesia è allusivo e visivo e descrive o mo’ di ossimoro il bolide che è entrato nello scalo ferroviario di San Severo ed ha squarciato la stazione sventrandola proprio come un “mostro” seminando dolore, morte, disperazione. Il sostantivo “ferro” allude al treno. Lo “sguardo obliquo” sta ad indicare la posizione del convoglio conficcato nella stazione, mentre “tra polvere e nerofumo” si ha l’immagine del fumo nero che usciva dalle lamiere contorte del treno. L’immagine del bolide che ha “sventrato i miei fratelli” è un’immagine che allude alla pietà cristiana di fronte ad una violenza atroce e inaudita di uomini che sono stati inconsapevolmente, avvolti dal braccio della morte. Il termine “sventrato” fa pensare a un qualcosa di terrificante, ai brandelli di carne umana sparsi qua e là (“frammenti di pelle”), mescolati ai rottami della ferrovia, che improvvisamente ha generato una valle di lacrime, di dolore e di cieca disperazione. E poi il grido viscerale, di attaccamento materno, come un figlio strappato dalle braccia della madre: “Terra, terra natia! Oh, madre mia!”, un amore sconfinato che oltrepassa la morte per generare vita nuova, dove il sentimento travalica il tempo e lo spazio. Questo amore verso la terra natia è ancestralmente raffigurato nella “…veste/ Macchiata di rosso” dove gli occhi sono inondati di lacrime. “Hai sventrato i miei fratelli”, richiama il sacrificio di Cristo nell’ultimo ed estremo abbraccio come pure l’invocazione alla terra natia. La poesia “Mostro di ferro” è un componimento di versi sciolti, dal ritmo lento e cadenzato, che offre al lettore l’immagine nitida della tragedia e, quindi, di un qualcosa accaduto all’improvviso. Il componimento, scritto nel 1989, ha partecipato al Concorso “Puglia Viva”, a Foggia. Con questa poesia, Fedora Spinelli, vuole ricordare anche il capostazione Antonio Ognissanti, suo amico, nonché vicino di casa. Mario Bocola

Mostro di ferro

Con sguardo obliquo
Mostro di ferro
Come un bolide
– Tra polvere e nerofumo –
Hai sventrato i miei fratelli
Di palpebre disfatte
E frammenti di pelle
Il pietrisco della ferrovia
In una bandiera di lacrime.

Terra, terra natia!
Oh, madre mia!
Oggi t’amo ancor di più
E, vedendo la tua veste
Macchiata di rosso,
I miei occhi bruciano
Di pianto.

 

Fedora Spinelli

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