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San Severo, a 105 anni Elisa ricorda la ‘Spagnola’ e lancia l’appello: «State a casa»

di Pino Pistillo

L’anziana ricorda la pandemia del 1918 e il Lazzaretto di San Bernardino

Vivere due pandemie, insieme ad altrettante guerre mondiali, sono un record che poche persone posso raccontare nella propria vita. Una di queste è la sanseverese Elisa Pazienza (Luisa per l’anagrafe), nata il 31 ottobre 1915. Da cinque anni ha raggiunto la soglia della tripla cifra anagrafica: 105 anni. Se prova a guardarsi indietro verso la sua adolescenza, vede un mondo completamente diverso da quello attuale. Un altro mondo.
E non è un semplice modo di dire. Non solo perché da allora la tecnologia ha fatto passi da gigante. «Chi avrebbe mai immaginato di poter vedere una televisione – ricorda – o di poter parlare con un telefono». Da allora è cambiato il modo di interpretare la vita stessa. «Si viveva con molto meno di adesso – prosegue – ci si accontentava di poco e lo apprezzavamo moltissimo. Oggi i giovani sembrano tristi perché cercano sempre altre cose rispetto a quello che hanno. Noi abbiamo vissuto con quello che avevamo».

Appena usciti (vincitori e anche malconci) dalla Prima guerra mondiale, anche San Severo ha dovuto immediatamente fare i conti con la “Spagnola”. La pandemia, portata in Europa proprio dai militari americani, che iniziò a manifestarsi nella primavera del 1918.
«Non ho molti ricordi di quella pandemia – si racconta con gli occhi lucidi – ma spesso, a distanza di anni, sentivo parlarne dai miei genitori o, comunque, da persone più grandi me. Nell’ex convento di San Bernardino venne realizzato un lazzaretto. La gente evitava di uscire di casa, perché era terrorizzata dal pensiero di poter essere colpita».
«Oggi vedo troppa leggerezza – traccia un paragone rispetto al secolo scorso – non so perché questa è meno pericolosa o perché le persone non si rendono conto del rischio che possono correre. Io mi sono chiusa in casa e devo ringraziare i miei familiari, che non mi fanno mancare quanto di cui ho bisogno». La saggezza ultracentenaria che, soprattutto in questo periodo, andrebbe seguita alla lettera: «Chiusi in casa in attesa di tempi migliori».

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