Cultura

Chiacchiere da bar Bloody Mary, l’anti-sbronza

A cura di Enzo Tamalio

Il Bloody Mary è sicuramente il cocktail più strano che si può vedere in un bar ,soprattutto per noi italiani. Il succo di pomodoro,che lo compone, non è un prodotto che noi italiani gradiamo generalmente ,anche perché difficilmente lo consideriamo una bevanda noi il pomodoro preferiamo metterlo sulla pizza e sui maccheroni.Ma questo cocktail ha una il potere di far passare anche la sbronza più cattiva, almeno cosi dicono,basta avere il coraggio di assaggiarlo. Questa pozione magica naturalmengte ha una storia travagliata alle spalle ,tanti sostengono di averlo inventato e questo non non fa altro che accrescere il suo mito/leggenda. Il primo a cui fu accostata la paternità fu l’attore George Jessel attorno al 1939. Il giornalista, Lucius Beebe, pubblicò quello che si ritiene sia il primo riferimento a questo drink, assieme alla ricetta originale: “Il nuovo tonico di George Jessel, che sta ricevendo attenzione dagli editorialisti della città, è chiamato Bloody Mary: metà succo di pomodoro, metà vodka”. Il secondo ”padre “ invece è il francese Fernand Petiot,il quale,sul New Yorker Magazine del luglio 1964,scrisse “Io ho dato il via al Bloody Mary odierno,” dichiara “George Jessel disse di averlo creato, ma non era altro che vodka e succo di pomodoro quando lo rilevai io. Io coprii il fondo dello shaker con quattro grosse prese di sale, due di pepe nero, due di pepe di cayenna e uno strato di salsa Worcestershire; quindi aggiungo una spruzzata di succo di limone e del ghiaccio tritato, verso due once di vodka (6 cl. circa) e due once di spesso succo di pomodoro, (6 cl.) scuoto nello shaker, filtro e verso. Noi serviamo da cento a centocinquanta Bloody Marys al giorno, qui nella King Cole Room e negli altri ristoranti e sale per banchetti dell’Hotel St. Regis.” Per un certo periodo, nella metà degli anni 30, esattamente nel 1934, Petiot arrivò al St. Regis nel 1933, secondo il racconto di un Barman dell’Hotel, al cocktail venne dato il nome di Red Snapper, un modo elegante di definire il Bloody Mary, in quanto il linguaggio, non era dei più appropriati per l’epoca, il quale guadagnò popolarità proprio con questo nome in quel periodo, inoltre si introdusse la salsa di rafano, e il Tabasco fece la sua comparsa qualche anno dopo, quando divenne Bloody Mary a tutti gli effetti. Il periodo era a cavallo del proibizionismo, probabilmente perché la vodka era di difficile reperibilità, questa venne sostituita da Pete, con il Gin di più facile reperibilità, il nome, “Red Snapper” durò però per un breve periodo di tempo. Esiste poi l’ipotesi Hemingway, onnipresente quando si parla di cocktail , nel suo periodo a Parigi nel 1925 si dice bevesse qualcosa di simile prima di tornare a casa per camuffare gli effetti della sbronza alla sua quarta moglie Mary Welsh alla quale sarebbe riferito il nome del drink. Anche nel caso del nome le teorie sono tante a partire da quest’ ultima,si passa alla possibilità che sia dedicato all’attrice Mary Pinkford,ma la più accreditata è quella che riconduce il nome alla Regina d’Inghilterra Maria Tudor 1°, la quale per ripristinare il cattolicesimo nel Regno Unito, mandò a morte gli oppositori protestanti, tanto da guadagnarsi il nomignolo di “Maria la sanguinaria. Mettendo da parte le leggende che si porta dietro questo drink riscuote un grande successo nei clienti anglosassoni ,abituati a bere succo di pomodoro. Per i più coraggiosi la ricetta IBA(International Bartenders Association) è: 4,5 cl Vodka
9 cl Succo di pomodoro
1,5 cl Succo di limone
2-3 gg di salsa Worcestershire
Tabasco,Sale,Pepe QB Mescolate delicatamente, versare tutti gli ingredienti nel bicchiere tumbler. Guarnire con sedano e spicchio di limone (facoltativo).

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