Cultura

CINEMA, PASSIONE SANSEVERESE

di MICHELE MONACO

Si scopre, da una indagine svolta all’interno del Programma dell’Unione Europea con il contributo del Governo Italiano sul tema ‘Piccoli spettatori, grande schermo’, che il 63,5% dei bambini dagli 8 agli 11 anni, nonostante risultino fruitori soprattutto dei film trasmessi alla televisione o in dvd, dichiarano di amare moltissimo le storie raccontate in un locale cinematografico, andare a cinema viene preferito alle altre modalità di narrazione. Questo è confortante per coloro che giovani non sono più ma che ricordano che, nei pomeriggi e nelle sere degli anni ‘50/60, era normale andare al cinema quasi tutti i giorni.  Ricordo il buio della sala che sapeva di fumo stagnante, la “maschera” del cinema “Patruno” – negli affollati pomeriggi d’estate – spruzzava una specie di disinfettante. Parlo di un tempo lontanissimo, poichè quei cinema non esistono più, ma rivivono di sicuro nel ricordo di chi li ha frequentati. Erano gli unici luoghi che ci permettevano di sognare. Le facciate erano belle e le insegne luminose richiamavano nomi stravaganti come IDEAL, EXCELSIOR, ARISTON, UMBERTO, G.VERDI” o avevano i nomi dei proprietari come il MARCHITTO e il PATRUNO. L’attuale CICOLELLA, unico cinema sopravvissuto in città, oggi è collocato dov’era esattamente il cinema UMBERTO, denominato (allora) “Pidocchietto”. Ricordo quei sedili di legno scricchiolanti, attaccati l’uno all’altro e disposti in modo tale che se entrava uno gli altri si dovevano alzare. Il genere dei film variava dal western al mitologico, dai film di guerra ai comici. I luoghi erano il Texas e le montagne rocciose. Gli indiani attaccavano la carovana disposta a cerchio, ma al momento giusto uno squillo di tromba annunciava la carica del 7° Cavalleggeri dell’arrogante generale CUSTER, che poi avrebbe fatto una brutta fine a Little Bighorn. Nei film di guerra i marines avevano sempre la meglio sui soldati giapponesi. Grandi risate con STANLIO e OLLIO, GIANNI e PINOTTO e JERRY LEWIS, ma si piangeva con “Catene” e “I figli di nessuno” di AMEDEO NAZZARI e YVONNE SANSON. Lì fumammo le prime sigarette di nascosto, protetti dal buio, mentre le volute di fumo si fondevano con il cono di luce proiettato sullo schermo.

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