Cultura

IL FANTASMA DI DON PAOLO

di MICHELE MONACO

L’ectoplasma di don PAOLO appare in Piazza della Repubblica dopo che i rintocchi dell’orologio-torretta di Palazzo Celestini hanno scandito le due del mattino. Don PAOLO sosta sotto il balcone della sua vecchia abitazione settecentesca sita a pochi metri dall’attuale “Bar Biri”. Si fa avvicinare facilmente ed è disponibile a rispondere ad alcune legittime curiosità soprattutto per le giovani generazioni.

 

– “Chi è lei, per piacere, si presenti…”-” Sono un prete, mi chiamo PAOLO VENUSI, sono nato a San Severo nel 1787 e sono morto nelle carceri di Lucera nel 1824. -“Un sacerdote che muore in un carcere e poi a soli 37 anni, ma come è potuto accadere”?- << Già, come è potuto accadere…, lo chieda alla polizia borbonica che si è accanita contro di me sino al punto da lasciarmi morire di stenti e di sofferenze dopo una lunga e malcurata tubercolosi contratta dopo anni di confino a Deliceto. Ho pagato a questo modo l’idea di voler lottare per ottenere una Costituzione che garantisse i diritti dei cittadini e limitasse il potere assoluto dei sovrani. Sono grato all’Amministrazione Comunale di San Severo che nel 1965 ha voluto dedicarmi una strada nel centro storico (tra via POLICHETTI e via MATTEO FRACCACRETA). Ci passano spesso delle scolaresche in visita guidata e si informano della mia vita e del mio operato. Io ho fondato e organizzato, in tutta la Provincia di Foggia, il movimento della Carboneria. Mi pare che il numero degli adepti fosse di circa quattromila. San Severo fu la più organizzata sede delle società carbonare, nelle sue fila aderirono altri sacerdoti, impiegati, piccoli e medi proprietari terrieri, commercianti, studiosi. Non è possibile quantificare il numero degli adepti (forse mille) poichè la struttura organizzativa si reggeva su uno schema ad “ISOLA”. Vorrei citare alcuni concittadini patrioti come VINCENZO CAVALLI, il sacerdote ANTONIO FANTETTI, il frate VINCENZO RICCI, CARMINE RIPOLI, ROCCO, MICHELANGELO, RAFFAELE E GIUSEPPE DEL SORDO, CARLO TONDI, VINCENZO FARALLA, GENNARO LUFINO, GIOVANNI SCHIAVONE, GIOVANNI DE AMBROSIO e COLOMBA GALIANI. Per il gran numero di adepti San Severo divenne una sede strategica, tanto che GUGLIELMO PEPE pensò di fare della nostra città il punto di partenza dei moti del 1820. Poi tutto finì con una repressione feroce ma il coraggio e, soprattutto, desiderio di libertà e giustizia furono le cifre della nostra vita. Il Risorgimento Italiano è passato anche di qui". La scuola e le istituzioni cittadine incoraggiano la “microstoria” che ha pari dignità con la storia nazionale?



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