Cultura

SAN SEVERO MILIONARIA

di MICHELE MONACO

Un vecchio professore di storia e filosofia abitava in una modesta casa del centro storico di San Severo. Dalla finestra scorgeva il Santuario della Madonna del Soccorso. Il professore, aveva appena terminato il pranzo domenicale e si stava lasciando andare all’abituale “pennichella” che iniziava con il tentennare della testa del dormiente per poi terminare in un sonno profondo.

 

Fu svegliato bruscamente dal fracasso dei giovani nipoti che si apprestavano ad uscire di casa per farci ritorno forse alle tre o quattro del mattino. ” Ma questa casa è proprio un albergo- bofonchiò il vecchio professore- questi ragazzi vanno tutti di fretta, non ci si può fermare un momento a parlare, a discutere, a comunicare”. ” Oggi è così – disse EVELINA, la moglie del professore- oggi è così in quasi tutte le famiglie”. EVELINA si sedette vicino al termosifone, sospirò e continuò a parlare:- “Vivere in una famiglia  tutti i giorni, a contatto l’uno dell’altro, non porta necessariamente ad una comunicazione. Si vive insieme, ma spesso in solitudine. Negli anni ’50 e nei primi anni ’60, i racconti, la memoria dei fatti vissuti, attorno ad una tavola o ad un braciere, costituivano un formidabile circuito generazionale. Poi tutto è cambiato. Del resto – lo dicevano anche i latini: “Iuvenessaepe non audiuntconsiliasenum”(”i giovani spesso non ascoltano i consigli dei vecchi”). Gli anziani, i pensionati, i nonni di questa epoca, si trovano a fare i conti con la “trasformazione antropologica” dei nipoti. “Hai ragione- sospirò il canuto professore- qui sembra ripetersi la situazione che EDUARDO descrive nella commedia “Napoli Milionaria”, dove il protagonista, GENNARO JOVINE, inutilmente cerca di raccontare le tragedie di morte e distruzione vissute in prima persona durante la seconda guerra mondiale. Nessuno vuole ascoltarlo, non c’è comunicazione! Viene considerato un vecchio moralista fastidioso possibilmente da “rottamare”. Temo, purtroppo, che i nostri nipoti o altri giovani presuntuosi –in preda a un delirio di onnipotenza- possano dare vita ad una tragicommedia, anzi ad una farsa, tutta cittadina, chiamata SAN SEVERO MILIONARIA. A questo punto il grande EDUARDO si rivolterebbe nella tomba”.

 

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