Cultura

PLUTARCO,IL PODESTÀ E AMLETO

di MICHELE MONACO

In quello che si può definire metaforicamente “ventre materno” del centro storico di San Severo, sembra sia esistito, alla fine degli anni’60, un vecchio professore di scuola media che viveva in un dignitoso sottano di via Roma, nei pressi del “Palmento”. A lui si rivolgevano amici, conoscenti e vicini di casa, per un consiglio, un parere. Questo professore ricordava –in qualche modo- il personaggio che lo scrittore GIUSEPPE MAROTTA aveva immortalato nel libro “L’ORO DI NAPOLI” (una raccolta di racconti pubblicata nel 1947) dal quale  è stato tratto l’omonimo film diretto da VITTORIO DE SICAnel 1954. Il personaggio in questione si chiamava “don ERSILIO”, il quale viveva in un basso dei quartieri spagnoli da dove esercitava il suo “alto magistero” di dispensatore di consigli agli abitanti dei vicoli di Napoli. In una sera d’estate del 1966, nei frequenti salotti serali all’aperto che si creavano attorno alla casa del vecchio professore, per ascoltare i suoi racconti o consigli, gli fu chiesto chi fossero quelle due statue di bronzo collocate in piazza Allegato a rappresentare il monumento ai Caduti della Grande Guerra. Il professore si accese lentamente la sua solita pipa e con voce sommessa rispose con queste parole:” Il monumento ai Caduti di San Severo fu inaugurato il 4 ottobre 1923. Siete fortunati perché posso mostrarvi persino la foto avuta da SAVERIO D’INCALCI (padre di un mio alunno) scattata durante l’inaugurazione dove sono presenti il Podestà DONATO CURTOTTI, il gerarca GIUSEPPE CARADONNA di Cerignola e il quadrumviro DE BONO. Le statue bronzee(una donna e un giovane soldato con spada e scudo) modellate dall’ottimo scultore romano AMLETO CATALDI, simboleggiano – secondo quanto sostiene il filosofo PLUTARCO- il momento che precede la partenza per la battaglia di un giovane soldato di Sparta. Lì c’è una madre che sta dicendo a suo figlio queste parole: ”O torna vincitore dietro lo scudo, o torna sopra di esso”. O con lo scudo in mano e trionfante, o trasportato sopra lo scudo, morto. I caduti in battaglia venivano adagiati sugli scudi, perchè realizzavano quella che gli Spartani chiamavano “La Bella Morte”. I soldati spartani combattevano nudi poiché- secondo loro- era considerato virile e coraggioso affrontare in quel modo il nemico. Insomma quel monumento vorrebbe riecheggiare l’ethos di Sparta. Il vecchio professore concluse la serata in questo modo: “Personalmente preferisco il modello ateniese di PERICLE. Ma lascio a voi riflettere e farvi un’opinione. Buonanotte!”

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